LA FAMIGLIA
Ogni qualvolta si intraprende l’argomento inerente alla famiglia, viene spontaneo rivolgersi primariamente a quanto Dio, nostro Padre Eccelso ha stabilito essendo Egli stesso il nostro unico fondamento. Non a caso nel Salmo 127 è citata la seguente frase: “Se l'Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori”. Il segreto della benedizione di una famiglia, ovvero di una casa, consiste nel mettere Dio al primo posto.
Oggi, purtroppo, per molte persone il significato della famiglia e soprattutto del suo aspetto profondo, non ha più ragione di esistere. Con rammarico, devo verbalizzare che per molte persone è letteralmente scomparso il senso innato e primordiale del pensiero divino che originò la famiglia: il Signore istituì il matrimonio celebrandolo per Adamo ed Eva, primo uomo e prima donna.
Apriamo una breve parentesi sul matrimonio: le statistiche confermano che una buona parte di coppie non è sposata, preferisce quindi la convivenza e prevedibilmente senza prole ciò per non incorrere in eventuali “problemi”. Un’altra fetta, appartiene alla categoria dei “divorziati” che conducono un’altra vita possibilmente con partners aventi lo stesso problema affinché possano comprendersi vicendevolmente. Altri ancora, non contenti, insoddisfatti, delusi e incompresi, cercano soddisfazioni fuori dal focolaio matrimoniale. Infine, ci sono anche le coppie con figli che non cercano esperienze extraconiugali, ma che purtroppo non hanno contratto il matrimonio e pertanto tale attitudine li porta ad assumere una posizione contraria alla legge divina innanzitutto e poi a quell’umana.
E’ di notevole rilevanza che all’interno della coppia ci sia l’impronta divina perché quando il matrimonio ha un fondamento sano e robusto la famiglia ha di conseguenza, un’ascesa positiva. A tal proposito il saggio e sapiente re Salomone disse giustamente che una corda a tre capi non si sarebbe rotta rapidamente (Eccl. 4:12). Se rapportiamo ciò alla vita matrimoniale è facile dedurre che, come la corda, che rappresenta in questo caso il nucleo familiare, è più resistente e più forte con tre capi anziché due, così i due sposi con l’ausilio di Dio (il terzo capo), ottengono sicuramente un risultato positivo nel loro matrimonio. Prima di intraprendere una vita coniugale con la persona amata è necessariamente importante consultare Dio ed avvertire continuamente la necessità d’interpellarLo per ogni situazione che viene a crearsi anche durante il matrimonio. Solo in questa posizione si potrà realizzare quanto scritto dal salmista nel Salmo 128: “Beato chiunque teme l'Eterno e cammina nelle sue vie! Tu allora mangerai della fatica delle tue mani; sarai felice e prospererai. La tua moglie sarà come una vigna fruttifera nell'interno della tua casa; i tuoi figliuoli, come piante d'ulivo intorno alla tua tavola. Ecco, così sarà benedetto l'uomo che teme l'Eterno. L'Eterno ti benedica da Sion, e vedrai il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita, e vedrai i figliuoli dei tuoi figliuoli”.
Riprendendo l’argomento della famiglia, possiamo osservare e considerare alcuni aspetti che sono indispensabili e inalienabili da essa. Pensiamo ad esempio al cognome, è praticamente impossibile ereditarlo se non si ha la consanguineità ovvero, se non si nasce nella famiglia, di conseguenza senza cognome non si può appartenere al casato di riferimento.
Oggi, la legge attraverso l’adozione, consente di adottare un/a bambino/a riconoscendolo/a come figlio/a anche se non appartenente alla famiglia. Ne consegue l’inserimento nel nucleo familiare ma non ne convalida l’appartenenza all’albero genealogico ovvero alla ramificazione del ceppo familiare.
Se trasportassimo tale realtà alla sfera spirituale, potremmo comprendere che lo stesso discorso è attribuibile alla salvezza dell’anima e all’inserimento nella famiglia di Dio. In parole semplici, l’ingresso alla vita eterna è possibile solo se il nostro nome è scritto nel libro della vita. Come avviene ciò? Soltanto per merito del sacrificio di Cristo e per la sua grazia. In tal modo siamo adottati ed introdotti nella famiglia divina acquisendo quindi l’accesso libero al cielo, in caso contrario a causa della nostra natura peccaminosa, non avremmo potuto ereditare questa benedizione e saremmo stati considerati estranei. Il concetto espresso è paragonabile ad un innesto come viene descritto per l’appunto dall’apostolo Paolo: “ tu sei stato tagliato dall'ulivo per sua natura selvatico, e sei stato contro natura innestato nell'ulivo domestico” (Romani 11:24).
La Parola di Dio lo attesta: quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il suo Figliuolo, nato da donna e nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano anch’essi sotto la legge, affinché tutti noi ricevessimo l'adozione di “figliuoli”. Questo ci permette di rallegrarci perché i nostri nomi sono scritti nei cieli. (Galati 4:5 – Luca 10:20)
In tutte le famiglie, c’è il pensiero del lascito dei beni ai propri familiari, le successioni sono tramandate di generazione in generazione per tenere sempre “vivo” il “nome della famiglia” e il ricordo degli avi. In oriente presso alcune popolazioni Africane, ad esempio, vige l’usanza di conservare addirittura il mantello del capo famiglia e donarlo dopo la sua morte al primogenito. Tale costume si perpetua da oltre centinaia d’anni e non cesserà mai di esserlo. Molto più anticamente, nella cerchia di altre etnie, si lasciava in eredità lo “scettro” della linea genealogica. Ogni capo tribù incideva sul bastone il nome del proprio successore (figlio primogenito) ed era imposto a tutti gli appartenenti al clan o gran famiglia, di imparare a memoria la discendenza patriarcale. Ciò era eseguito con ubbidienza sottomissione e grande orgoglio perché l’onore era proiettato nel ricordo dei predecessori.
Anche per coloro che appartengono al corpo di Cristo è riservata un’eredità essendo figli di Dio, fratelli di Gesù, quindi eredi di Dio e coeredi di Cristo. Per questa ragione Egli (Cristo) è il mediatore di un nuovo patto affinché, con la sua morte per la redenzione delle trasgressioni commesse sotto il primo patto, i chiamati ricevano l'eterna eredità promessa. Per tutti i membri appartenenti a questa famiglia, la vita sarà condotta coronata da una speranza viva in vista di un’eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata nei cieli. (Romani 8:17 - Ebrei 9:15 - I Pietro 1:4)
Una delle tante caratteristiche che dovrebbe emergere all’interno della famiglia è l’unità, che definirei come una spontanea qualità e non un optional. Attraverso di essa, si concretano la forza, la comprensione, l’aiuto reciproco, l’interessamento, la sensibilità, la premura, la sopportazione e fin’anche l’abnegazione totale per il beneficio d’ogni membro. Colui che si sente parte integrante della famiglia, partecipa volontariamente ad ogni evento, sia gioioso sia doloroso. L’unità è il frutto dell’amore e quando si manifesta questo sentimento (che per eccellenza è il principe di tutte le emozioni), ecco che scattano tutte le qualità intrinseche ad esso. Laddove non regna l’amore e di conseguenza l’unità, ecco che spiccano e si stagliano quelle infauste vicende che degenerano l’aspetto della famiglia. I mass-media informano quotidianamente di vicissitudini addoloranti dove bambini e donne sono maltrattati e violentati, dove il “capofamiglia” agisce da padre-padrone e dittatore senza ritegno e sensibilità nei confronti dei “suoi” familiari. Molti sono gli avvenimenti di ragazzi che scappano da casa perché non contenti delle situazioni e desiderano perciò respirare un’altra aria, ed ancora ci sono alcune madri snaturate che amano la “bella vita” a discapito degli altri. Sciaguratamente, molte famiglie sono sgretolate e i membri non hanno dialogo e compartecipazione, ognuno si gestisce secondo le proprie esigenze ...
Queste tristi realtà, lasciano nei cuori dei solchi profondi, che ci inducono a riflettere e dedurre che purtroppo intorno a noi ci sono delle sofferenze maggiori di quelle che potremmo conoscere. La sofferenza interiore è notevolmente più lancinante di quanto si possa pensare perché lascia un’impronta indelebile ad ogni rimedio umano. Solo Dio ha l’autorità di sostituire quanto perso o non realizzato, Lui sa appagare più di qualunque consolatore, sa lenire i dolori e curare le ferite meglio di qualsiasi prodotto terapeutico. E’ pronto ad accogliere coloro che si recano da Lui non considerandoli più né forestieri né avventizi; ma concittadini dei santi e membri della Sua famiglia. La peculiarità della sua famiglia consiste nell’omogeneità, nell’armonia, nell’affiatamento, nella concordia, nella comprensione e nell’intesa al punto che se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; e se un membro è onorato, tutti ne gioiscono insieme. La chiesa è la famiglia di Dio, e in seno ad essa si manifestano le virtù celestiali. (Efesini 2:19 - I Corinzi 12:26)
Da qualche decennio, i componenti dei nuclei familiari sono diminuiti notevolmente, non sono più tanto numerosi quanto un tempo. Attraverso varie stime si è calcolato approssimativamente che in media le famiglie sono composte di 4 elementi, eccezione fatta per alcuni casi. Ciò aumenta il bisogno di ritrovarsi e visitarsi, in particolar modo nel periodo delle festività natalizie. Un antico proverbio, molto diffuso e conosciuto con le seguenti parole “natale con i tuoi, capodanno e pasqua con chi vuoi”, mette in risalto quanto scritto. Nella nostra nazione, questa consuetudine è ormai “di casa”, immancabilmente ogni anno vi è il ricongiungimento della famiglia. In Perù, perdura l’usanza che proprio in questo specifico periodo, tutte le famiglie si riuniscono a “casa” dei nonni per trascorrere le feste. L’uomo avverte la necessità di comunicare, di parlare e confrontarsi e di consolidare i rapporti familiari, ma è categoricamente errato approfittare solo di un determinato periodo annuale per realizzare tali desideri. Nelle famiglie, l’unità deve regnare per l’arco dei 12 mesi dell’anno perché la visione ed il pensiero del consolidamento familiare ha un valore ed una dimensione molto importante. La famiglia è la rappresentazione del pensiero divino che si proietta verso l’eternità.
Pastore Carlo Di Maddalena