FRUGALITÀ
L’uomo, per l’istinto innato di conservazione, tende sempre a risparmiare, accumulare, custodire, preservare, tutelare e salvaguardare. La scienza iconografica ha rilevato attraverso immagini e disegni, che molte civiltà arcaiche, conservavano provviste alimentari con metodi molto validi. Si avvalevano del grasso, dell’olio ricavato da animali e da semi, del fumo, della cera e finanche del “sottovuoto”. E’ stato rinvenuto in una grotta, un recipiente, un contenitore di terracotta contenente del cibo con il coperchio totalmente impeciato al punto da formare una saldatura creandone una chiusura ermetica. Con il passar del tempo, grazie al progresso ci sono stati dei miglioramenti che apportarono dei cambiamenti vantaggiosi, dei progressi a carattere perfezionistico e d’ottimizzazione. Attualmente ci sono a disposizione delle celle frigorifere, dei congelatori, dei freezer sia ai livelli industriali, che casalinghi ed ambulanti che sono utilizzati per la conservazione ed il trasporto degli alimenti. Esiste anche la conservazione con prodotti chimici che mantengono l’inalterabilità dei cibi per lunghe date.
Ciò favorisce tutti nel rifornire ciclicamente le proprie dispense avendo a disposizione una “riserva” per affrontare qualsiasi emergenza e per non essere colti di sorpresa da imprevisti.
Anche nel campo economico si rimugina per economizzare e capitalizzare; come sono coinvolti coloro che hanno introiti abbastanza elevati e traffici impegnativi nel mondo del commercio, lo sono altrettanto quelli di media e bassa agiatezza. La realtà che ci circonda, purtroppo ha due facce: la prima è che esistono innumerevoli sistemi e sondaggi che lasciano trapelare gli “status” delle varie categorie di persone (ma grazie alla tutela della “legge sulla privacy” molti dati non sono palesati), mentre la seconda è che su diversi casi, si è verificato l’aggiotaggio. L’aggiotaggio è un reato disciplinato dal codice penale. I trasgressori sono coloro che diffondono informazioni fasulle attinenti a qualsiasi prodotto in commercio sia sul pubblico mercato sia in Borsa. Lo scopo dell’intromissione di tali dati è variare i prezzi reali verso valori differenti. E' un reato difficilmente punibile considerata la complessità di stabilire i limiti della disinformazione dei suoi responsabili. Molto più grave è l’aggiotaggio finanziario, per il quale è prevista la reclusione fino a tre anni e la pena pecuniaria di € 25.822,84 (equivalenti a £ 50.000.000) verso qualunque persona che dichiara sbilanci, operazioni simulate, o altri stratagemmi che provocano un’alterazione del prezzo di strumenti finanziari. In questi ultimi giorni abbiamo appreso le tristi e orripilanti notizie dei crack finanziari (spiacente per gli sventurati che le hanno tastate con le proprie mani) dove molti avevano posto la fiducia affidando i propri risparmi. Siamo venuti a conoscenza ancora degli sbilanci del fatturato d’alcune aziende che sono coinvolti fino al collo, di proventi con scopi di lucro e d’associazioni a delinquere, di bancarotta fraudolenta e di truffe premeditate da parte d’alcune agenzie assicurative e bancarie. Sorvoliamo sull’argomento delle truffe legalizzate, altrimenti cadremmo nel vortice di un discorso molto ampio e intrigato. Nonostante il calo delle borse Europee, le dichiarazioni dell’ISTAT per l’inflazione crescente, degli aumenti dei prezzi espressi dalla Conf-commercio, Conf-esercenti e Conf-diretti, si continua con impeto imperterrito ad investire danaro e riporre fiducia nei titoli. L’uomo è incline al risparmio, la sua preoccupazione si proietta verso una meta effimera e passeggera, verso un traguardo provvisorio e momentaneo, verso un cerchio dove è già decretato che debba spezzarsi. L’affanno che si procura non è evincente, anzi, quest’attitudine in molti casi lo conduce all’avarizia che a sua volta fa scattare la molla dell’egoismo. In una delle sue parabole, Gesù, illustrò la propensione del cuore dell’uomo all’individualismo (tendenza egoistica definita solipsismo) mettendo in risalto la stoltezza del ricco che era in apprensione per la vita terrena senza considerare quella futura: la VITA ETERNA!
“Disse loro: la campagna di un certo uomo ricco fruttò copiosamente; ed egli ragionava così fra se medesimo: che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: questo farò: demolirò i miei granai e ne fabbricherò dei più vasti, e vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi. Ma Dio gli disse: stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quel che hai preparato, di chi sarà? …E che gioverà egli ad un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? Perché il Figliuol dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, ed allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua.
Luca 12:16-21 Matteo 16:26,27 I paragrafi dei due vangeli citati non vogliono echeggiare l’inno di povertà e nemmeno lanciare un messaggio contro la ricchezza, ma semplicemente mettere in evidenza che non giova a nulla accumulare ricchezze, guadagnare tutto il mondo e poi perdere l’anima propria. L’attaccamento e la trepidazione per le ricchezze arreca un cambiamento interiore al punto di causare “cecità” e insensibilità nei confronti altrui, e secondo l’insegnamento della divina parola l’amore per il danaro è la radice d’ogni sorta di mali. 1° Tim. 6:10
Applichiamoci a condurre una vita temperata immune da ogni esosità e sordidezza, per non rimanere contagiati e tantomeno feriti nell’intimo da un solco molto profondo. Evitiamo di realizzare tesori proclivi solo sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; ma adoperiamoci per riporre tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano. Perché dov'è il nostro tesoro, quivi sarà anche il nostro cuore.
Pastore Carlo Di Maddalena